VALORE DELL’AZIENDA: STRATEGIE DI VALUTAZIONE PER ACQUISTO E CESSIONE

Analisi di Bilancio
Data
01.06.2024
Autore
Matteo Rinaldi

Determinare il valore di un’azienda è il primo passo per affrontare con sicurezza acquisizioni e cessioni. Una valutazione accurata consente di stabilire un prezzo realistico, negoziare da una posizione di forza e proteggere il patrimonio costruito. In questo contributo analizziamo criteri, metodi e aspetti legali che trasformano una trattativa in un’operazione strategica capace di generare crescita, solidità e nuove opportunità di mercato.

CRITERI DI VALUTAZIONE PER ACQUISIZIONI E CESSIONI AZIENDALI

Comprare un’azienda già avviata non è solo un’alternativa alla creazione di una nuova impresa, ma una vera scorciatoia strategica. Significa saltare la fase più rischiosa e costosa — l’avvio — e iniziare subito con un mercato consolidato, un flusso di cassa stabile, una base clienti fidelizzata e asset già funzionanti.

In un contesto economico in continua evoluzione, questo approccio consente di crescere rapidamente, ridurre l’incertezza e sfruttare infrastrutture, know-how e relazioni già operative.

Secondo l’ultimo rapporto KPMG (Fonte: M&A in forte ripresa: 14, 6 miliardi di controvalore), il settore M&A in Italia è in forte espansione, con oltre 14,6 miliardi di euro di controvalore. Protagonisti assoluti sono i fondi di Private Equity, che raccolgono capitali da investitori istituzionali e privati per acquisire imprese con potenziale di crescita, applicando strategie di Leveraged Buyout (LBO) capaci di amplificare ritorni e generare valore.

Non è un fenomeno riservato solo ai grandi gruppi: anche le PMI possono beneficiare di questa dinamica, trovando acquirenti interessati o valutando acquisizioni mirate per consolidare il proprio settore.

In questa guida analizzeremo i passaggi fondamentali per comprare un’impresa esistente: dalla valutazione iniziale alla due diligence, fino alla negoziazione dell’accordo. Vedremo inoltre come le logiche di Private Equity e LBO possano trasformare un’acquisizione in un’opportunità di espansione e solidità patrimoniale.


SCENARIO: PERCHÉ CONVIENE ACQUISTARE UN’AZIENDA GIÀ AVVIATA

Acquisire un’impresa già operativa significa partire in vantaggio. L’azienda ha un mercato consolidato e stabilità finanziaria. Questi elementi riducono drasticamente i rischi della fase di avvio. Non si parte da zero, ma da fondamenta solide.

L’acquisto consente di accedere subito a risorse e competenze che richiederebbero anni per essere costruite. Parliamo di un team di gestione esperto, infrastrutture efficienti e una rete di fornitori e clienti già collaudata. Questo patrimonio relazionale e operativo diventa la base per sviluppare nuove strategie e accelerare l’espansione.

Molte imprese consolidate nascondono ancora un potenziale di crescita inespresso. Con investimenti mirati, innovazione nei processi e un riposizionamento commerciale è possibile sprigionare valore aggiuntivo e aumentare la competitività.

L’integrazione con altre attività porta sinergie ed economie di scala. Significa riduzione dei costi, maggiore efficienza e capacità di incidere sul mercato. Infine, la valorizzazione dell’impresa permette di pensare già all’uscita: chi migliora performance e redditività potrà rivendere l’azienda o quotarla, realizzando ritorni significativi.

In sintesi, acquistare un’azienda consolidata oggi significa trasformare un investimento in una leva strategica. Meno rischio, più risorse, crescita più rapida.


ACQUISTARE UN’AZIENDA: COSA SIGNIFICA E QUALI SONO LE DIFFERENZE

Dopo aver compreso i vantaggi dello scenario, è importante chiarire il quadro giuridico. Acquistare un’azienda significa assumere il controllo operativo e finanziario di un’impresa già esistente, mantenendo però la sua identità giuridica. In pratica, le due realtà restano formalmente distinte.

Il baricentro delle decisioni passa nelle mani dell’acquirente, che può centralizzare gestione, strategia e flussi finanziari.

Diverso è il caso della fusione. Qui le società originarie si estinguono e nasce un nuovo soggetto, che incorpora patrimoni, rapporti giuridici e contratti delle precedenti entità. L’acquisizione lascia in vita l’azienda target e ne integra l’operatività. La fusione, invece, ricompone tutto in un’unica struttura societaria. Comprendere questa differenza è cruciale per impostare correttamente l’operazione.


ACQUISIZIONE DA PRIVATO, FONDO O SOCIETÀ: COME VALUTARE

Definite le differenze, il passo successivo riguarda i canali attraverso cui può avvenire l’acquisto. Acquisire da un privato, da un fondo di investimento o da un’altra società cambia profondamente dinamiche, interlocutori e tempi della trattativa. In tutti i casi, però, servono metodo e visione di lungo periodo.

I passaggi fondamentali sono cinque:

  1. Individuare e analizzare l’azienda target, valutando settore, posizionamento e coerenza con gli obiettivi strategici.
  2. Condurre la due diligence, per verificare bilanci, contratti, passività e rischi legali.
  3. Definire l’accordo e il prezzo, bilanciando le aspettative delle parti e il valore reale dell’impresa.
  4. Formalizzare il contratto, con clausole precise su garanzie, tempi e responsabilità fiscali.
  5. Completare gli adempimenti legali, inclusa l’iscrizione al Registro delle Imprese, che rende l’operazione pienamente efficace.

Ogni acquisizione è diversa, ma il principio resta invariato: senza una valutazione accurata e un piano strutturato, il rischio è trasformare un’opportunità in un problema. Per questo è decisivo affiancare all’analisi numerica una strategia patrimoniale e societaria che guidi l’operazione dall’inizio alla fine.


COME VALUTARE UN’AZIENDA DA ACQUISTARE

A questo punto entra in gioco il cuore di ogni acquisizione: la due diligence. È l’analisi che permette di capire se l’impresa target è solida, sostenibile e coerente con i tuoi obiettivi. Non è una formalità, ma la condizione che distingue un investimento sicuro da un errore costoso.

La due diligence si articola in più dimensioni:

  • Finanziaria, per verificare bilanci, flussi di cassa e redditività a lungo termine.
  • Legale, per controllare contratti, licenze, permessi e rischi di contenzioso.
  • Operativa, focalizzata su processi, risorse umane, catena di fornitura e sicurezza sul lavoro.
  • Commerciale, che misura la posizione dell’azienda nel mercato, la fidelizzazione dei clienti e la reputazione del brand.

Per svolgerla in modo efficace occorre esaminare documenti chiave: bilanci e dichiarazioni fiscali, contratti con clienti e fornitori, registri di proprietà intellettuale, polizze assicurative, statuti e verbali societari. Solo incrociando questi elementi si ottiene un quadro reale della salute dell’impresa.

I vantaggi sono evidenti: riduzione dei rischi nascosti, valutazione più precisa del valore e possibilità di pianificare strategie post-acquisizione. Ma non mancano le sfide: servono tempo, risorse, accesso a informazioni sensibili e capacità di interpretare correttamente i dati raccolti.

In sintesi, la due diligence non è un passaggio burocratico, ma la base su cui poggia ogni acquisizione di successo. È lo strumento che ti consente di distinguere un’azienda fragile da un’opportunità solida, trasformando i numeri in scelte strategiche e guidando l’investimento verso il ritorno atteso.


DEFINIZIONE DELL’ACCORDO E DEL PREZZO DI ACQUISTO

Una volta completata la due diligence, l’attenzione si sposta sul cuore della trattativa: la definizione dell’accordo e del prezzo di acquisto. È il passaggio in cui analisi e strategia diventano clausole e cifre, e in cui si misura la capacità di creare equilibrio tra venditore e acquirente.

Stabilire il prezzo non significa fotografare i bilanci. È un processo più complesso, che considera il valore tangibile e intangibile, il potenziale futuro e la cornice legale che deve blindare l’operazione.

Gli elementi in gioco sono molteplici. Contano il magazzino, le attrezzature e gli immobili, ma anche l’avviamento, il marchio, le relazioni con i clienti e il know-how del personale. Sempre più spesso la parte più preziosa non compare in bilancio, ma risiede nella capacità di generare valore negli anni successivi.

La definizione dell’accordo, quindi, non è mai una semplice “negoziazione di prezzo”. È un confronto che intreccia valore economico, prospettive di sviluppo, modalità di pagamento, garanzie contrattuali e clausole di tutela. Ogni elemento ha un peso. La somma determina non solo il costo iniziale, ma anche la sostenibilità futura dell’acquisizione.


COME DETERMINARE IL VALORE DI ACQUISTO: METODI PRINCIPALI

Per definire il valore di un’azienda si utilizzano diverse metodologie, ognuna con vantaggi e limiti. Nessuna basta da sola: la vera analisi nasce dalla combinazione.

  • Valutazione reddituale. Si basa sulla proiezione dei flussi di cassa e sul ROI atteso. Permette di capire la capacità dell’impresa di generare utili, ma dipende da ipotesi realistiche e coerenti con il settore.
  • Metodo patrimoniale. Misura la differenza tra attivi e passivi, restituendo il valore netto. È indicato per imprese con asset consistenti, ma può sottovalutare il potenziale di crescita.
  • Analisi di mercato. Confronta la transazione con operazioni simili nello stesso comparto. Offre un parametro concreto, ma risente delle condizioni generali e della disponibilità di dati comparabili.
  • Discounted Cash Flow (DCF). Attualizza i flussi di cassa futuri tenendo conto del rischio. È la tecnica più sofisticata, adatta a imprese con prospettive definite, ma richiede calcoli complessi e ipotesi precise.

Un consulente esperto non si limita a scegliere un singolo metodo. Usa ogni strumento come tassello complementare, incrociando i risultati e valutando il contesto specifico con esperienza e visione strategica.


QUANTO COSTA RILEVARE UN’ATTIVITÀ O UN’AZIENDA GIÀ AVVIATA?

Parlare di costo significa andare oltre la valutazione “sulla carta”. Acquistare un’azienda significa attribuire un prezzo a variabili che non si esauriscono nei numeri.

Conta la clientela fidelizzata, che garantisce entrate costanti e stabilità. Conta la reputazione, capace di accelerare o frenare l’espansione. Contano i contratti in essere con fornitori, dipendenti e partner, che creano continuità ma generano anche obblighi.

La valutazione degli asset fisici è necessaria, ma non basta. Un capannone o un macchinario hanno un valore preciso, ma il vero capitale può essere intangibile: un marchio riconosciuto, un brevetto, un know-how costruito nel tempo.

Anche la situazione finanziaria è decisiva. Bilanci solidi, basso indebitamento e una buona storia creditizia giustificano un prezzo più alto. Al contrario, perdite o passività occulte riducono drasticamente la valutazione.

Infine, c’è il fattore più difficile da misurare: le prospettive di crescita. Un’impresa che opera in un settore in espansione, con margini di sviluppo internazionale o tecnologico, vale di più. Determinare il costo, quindi, significa incrociare numeri, percezione del mercato e visione strategica.


ASPETTI LEGISLATIVI E NORMATIVI

Un accordo, però, non si regge solo sul prezzo: deve essere blindato giuridicamente. La normativa italiana prevede strumenti precisi per tutelare l’acquirente e garantire stabilità alla transazione.

Il più rilevante è l’articolo 2557 del Codice Civile, che impone al venditore il divieto di concorrenza. Significa che, una volta ceduta l’azienda, non può aprire subito un’attività simile capace di svuotare il valore dell’operazione. È una clausola che protegge soprattutto quando il capitale immateriale — clienti, marchio, know-how — è la parte più rilevante dell’acquisto.

C’è poi l’obbligo di iscrivere il contratto nel Registro delle Imprese entro 30 giorni. Un adempimento che può sembrare formale, ma che in realtà è decisivo: dà validità all’operazione, la rende opponibile ai terzi e aggiorna i registri ufficiali, evitando contestazioni future.

Accanto a queste regole, un accordo ben costruito dovrebbe prevedere garanzie contrattuali su passività pregresse, debiti nascosti e qualità degli asset. Non è raro inserire clausole di aggiustamento prezzo, legate ai risultati ottenuti nei primi anni post-acquisizione, così da bilanciare rischi e aspettative di entrambe le parti.


COSA CHIEDERE QUANDO SI RILEVA UN’ATTIVITÀ E A CHI RIVOLGERSI

Ogni acquisizione parte da una domanda semplice ma decisiva: perché l’attuale proprietario vuole vendere? Le motivazioni possono sembrare marginali, ma in realtà orientano l’intera trattativa. Un imprenditore può cedere per monetizzare un investimento riuscito, per passaggio generazionale, per mancanza di ricambio interno o, al contrario, per crisi finanziarie che hanno reso impossibile continuare.

Capire questo “perché” permette di distinguere un’opportunità reale da un rischio nascosto. Una vendita serena, dettata dalla volontà di reinvestire o di cambiare vita, ha un profilo di rischio diverso rispetto a una cessione forzata da difficoltà economiche o da contenziosi con banche e fornitori.

In questa fase il contatto diretto con il venditore, affiancato da un’analisi puntuale dei bilanci e dei contratti, diventa fondamentale. Non basta leggere i numeri: occorre interpretare la storia dell’azienda, capire i motivi delle scelte passate e valutare la credibilità delle prospettive future. Per questo è essenziale farsi affiancare da professionisti esperti — consulenti finanziari, legali e advisor patrimoniali — in grado di andare oltre i dati contabili e leggere tra le righe.


PERCHÉ ACQUISTARE UN’AZIENDA GIÀ AVVIATA

Le ragioni che spingono un imprenditore a rilevare un’impresa preesistente sono molteplici, ma si possono ricondurre a tre grandi direttrici strategiche:

  • Entrare in un nuovo mercato: acquistare una realtà già operativa consente di espandersi rapidamente, evitando la lunga e costosa fase di avviamento e accedendo subito a clienti consolidati.

  • Ridurre la concorrenza: acquisire un competitor permette di consolidare la propria posizione, aumentare la quota di mercato e rafforzare il proprio brand nel settore di riferimento.

  • Integrare la filiera: rilevare un fornitore o un partner strategico significa aumentare i margini, ridurre i rischi di dipendenza e rafforzare l’indipendenza operativa.

Ma l’acquisizione porta con sé anche l’integrazione di un patrimonio meno visibile: liste clienti e fornitori, investimenti già realizzati per testare prodotti e mercati, marchi registrati, brevetti e diritti d’autore. Allo stesso tempo, comporta l’assunzione di obblighi: debiti, contratti in essere, responsabilità verso i dipendenti e i creditori (art. 2112 c.c.).

Acquistare un’azienda, in sintesi, significa ereditare un sistema complesso fatto di asset, relazioni, opportunità e vincoli.


VANTAGGI E SVANTAGGI DELL’ACQUISIZIONE

L’acquisto di un’azienda è una leva potente, ma non esiste senza rischi.

I principali vantaggi:

  • Tempi e costi iniziali più bassi: partire da un’impresa operativa evita le spese e i rischi della fase di start-up.
  • Rischio imprenditoriale ridotto: la storia dell’azienda fornisce dati concreti su redditività e solidità.
  • Accesso immediato a clienti e fornitori: la continuità di rapporti garantisce flussi di cassa più stabili.
  • Maggior facilità di ottenere credito: banche e istituti finanziari preferiscono realtà con track record positivo.
  • Personale già formato e infrastrutture operative: riduzione dei tempi di avviamento e maggiore efficienza.
  • Brand e reputazione già costruiti: un posizionamento che sarebbe costoso e lento replicare da zero.

Gli svantaggi potenziali:

  • Costi di acquisizione elevati, con possibili investimenti aggiuntivi per ammodernare strutture obsolete.
  • Debiti e passività pregresse che passano in capo al nuovo proprietario.
  • Base clienti insoddisfatta o in calo, difficile da recuperare.
  • Gestione precedente inefficiente, che richiede ristrutturazioni complesse.
  • Personale non motivato o non allineato alla nuova governance.
  • Immagine aziendale compromessa, che richiede tempo e risorse per essere riqualificata.

Il punto non è eliminare i rischi, ma riconoscerli e valutarli. Con una due diligence accurata, un’operazione può diventare un trampolino di crescita. Senza, rischia di trasformarsi in un pozzo di costi e contenziosi.


COME FINANZIARE L’ACQUISIZIONE DI UN’AZIENDA

Nessuna acquisizione può prescindere da un piano finanziario chiaro. Le opzioni principali sono tre:

  • Capitale proprio: utilizzare risorse già disponibili. È la strada più sicura perché non genera interessi, ma può limitare la capacità di investimento e lasciare scoperti altri progetti.

  • Credito bancario: linee di credito e mutui dedicati permettono di aumentare la capacità di spesa, ma richiedono garanzie e una gestione rigorosa dei flussi di cassa.

  • Private Equity: i fondi investono capitali in cambio di partecipazioni azionarie, portando spesso anche competenze manageriali utili al rilancio.

Accanto a queste soluzioni, un ruolo importante è svolto dal Leveraged Buyout (LBO). Con questa tecnica l’acquisto viene finanziato in larga parte tramite debito, garantito dagli asset e dai flussi della società acquisita. È una leva potente che permette di rilevare aziende anche con capitale iniziale limitato, ma che richiede una pianificazione attenta: il debito contratto dovrà essere ripagato con i flussi generati dall’azienda, senza margini di errore.

In ogni caso, la scelta della formula di finanziamento deve essere coerente con l’obiettivo strategico: breve ristrutturazione per rivendere, oppure investimento di lungo periodo per integrare e sviluppare.


DOPO L’ACQUISIZIONE: COSA FARE E QUALI PROBLEMI EVITARE

La firma non conclude il percorso. È il punto da cui inizia la sfida più complessa: rendere sostenibile e profittevole l’azienda acquisita.

Il primo strumento è un Business Plan dettagliato. Serve a risanare un’impresa in difficoltà o a potenziare una realtà già sana. Al centro c’è la tesoreria: monitorare entrate, uscite e fabbisogni è essenziale, soprattutto quando l’acquisizione è stata finanziata con debito.

Un piano efficace deve includere analisi puntuale dei flussi, sistemi di controllo avanzati e strumenti digitali per il monitoraggio in tempo reale. Serve anche pianificazione previsionale, gestione ottimizzata dei rapporti bancari e strategie di liquidità.

Il rischio maggiore, soprattutto nei LBO, è sottovalutare il peso del debito. Se i flussi generati non bastano a coprirlo, l’intera operazione vacilla. Una governance debole e una tesoreria non presidiata trasformano un’acquisizione promettente in una crisi.

Quando invece integrazione e pianificazione funzionano, l’acquisizione diventa base di crescita duratura. L’impresa si rafforza, l’investitore recupera il capitale e il nuovo gruppo può guardare a mercati e progetti più ambiziosi.


APPROFONDIMENTI


CONCLUSIONI: PERCHÉ CONOSCERE IL VALORE DELLA TUA AZIENDA È UNA SCELTA STRATEGICA

Determinare con precisione il valore della tua azienda non è un esercizio teorico, ma un atto strategico che decide il futuro del business. Che tu stia pianificando una cessione, valutando l’ingresso di investitori o cercando una fotografia chiara della tua posizione sul mercato, una valutazione accurata diventa la bussola che guida ogni decisione.

Conoscere il valore reale dell’impresa significa sedersi al tavolo delle trattative da una posizione di forza. Chi vende senza una stima attendibile rischia di subire la valutazione dell’acquirente; chi arriva con numeri solidi e supportati da un’analisi tecnica, invece, negozia con autorevolezza e fissa un prezzo che rifletta davvero il potenziale dell’attività.

Come ricorda Matteo Rinaldi su Milano Finanza (Leggi l’articolo), la differenza tra chi guida e chi subisce un’operazione si misura nella qualità dell’analisi. Solo chi dispone di una valutazione strutturata riesce a trasformare un passaggio delicato in un’occasione di rafforzamento patrimoniale.

Ma il valore non serve soltanto a vendere. Una valutazione accurata offre una mappa delle risorse e delle criticità: evidenzia i punti di forza da potenziare e i margini di miglioramento su cui intervenire. È lo strumento che consente di attrarre capitali, convincere gli investitori sulla solidità del progetto e impostare strategie di crescita sostenibile.

Allo stesso tempo, conoscere il valore della tua azienda significa essere pronti agli imprevisti. Una proposta inattesa, una crisi di settore o un cambiamento fiscale possono trasformarsi da minaccia a opportunità se sei già preparato con una fotografia aggiornata del business.

In definitiva, la valutazione non è un documento da mostrare a un potenziale acquirente, ma un pilastro della governance aziendale. Ti permette di pianificare il futuro con obiettivi realistici, comunicare con trasparenza al mercato e affrontare con sicurezza le sfide che ogni impresa, inevitabilmente, incontra nel suo percorso.


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La consulenza è condotta personalmente da Matteo Rinaldi, Advisor Patrimoniale e regista fiduciario esperto in governance, corporate finance e tutela dei patrimoni imprenditoriali. Si svolge a Milano o in videoconferenza riservata, con riservatezza totale su dati e documenti.

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Ogni giornata è condotta personalmente da Matteo Rinaldi, Advisor Patrimoniale e regista fiduciario, affiancato da professionisti selezionati in ambito giuridico e finanziario. L’attività si conclude con un documento di sintesi che traccia la rotta strategica per il consolidamento e la libertà finanziaria dell’impresa. Per concordare data e modalità: info@matteorinaldi.net


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