CLUB DEAL TRA IMPRENDITORI: COME NASCE UN VERO FAMILY OFFICE
Data
11.06.2025
Matteo Rinaldi
Un family office non è un veicolo, è una regia. E un club deal vero non si costruisce sul capitale, ma sulla struttura. Solo chi ha una configurazione patrimoniale ordinata, con regole scritte e poteri definiti, accede alle operazioni riservate. Questo articolo spiega come funziona davvero un family office per imprenditori e come si entra nei club deal che contano.
STRUTTURE PATRIMONIALI, REGIA E ACCESSO ALLE OPERAZIONI RISERVATE
Alcuni imprenditori non cercano più risposte esterne. Hanno liquidità da reinvestire, asset da strutturare, partecipazioni da rendere trasmissibili. Hanno già superato la fase dell’urgenza. Sanno che oggi non basta possedere, serve governare. Il punto non è cosa fare con il patrimonio, ma da quale architettura partire per non lasciarsi bloccare da consulenze passive, strutture rigide o famiglie impreparate. Non serve un prodotto. Serve una regia. Una configurazione capace di proteggere, far crescere e rendere tutto trasmissibile senza esporre nulla.
Quando il patrimonio diventa centrale, la distanza tra chi lo possiede e chi lo comanda si allarga. I family office non nascono per gestire. Nascono per decidere. Non sono strumenti finanziari, ma strutture patrimoniali interne che filtrano ogni passaggio: fiscali, successori, relazionali. Lo stesso vale per i club deal. Non sono veicoli d’investimento. Sono configurazioni riservate tra soggetti che si riconoscono simili, per struttura e per metodo. Chi partecipa senza una regia viene ammesso, ma non incluso. E chi non è incluso, resta irrilevante.
La questione non è se investire, ma se si ha il diritto di decidere quando, come e con chi. Le famiglie patrimoniali che oggi accedono alle operazioni che contano non sono le più liquide, ma le più ordinate. Nessun capitale basta se la struttura non regge. Nessuna protezione dura se non è scritta. Nessuna trasmissione funziona se ogni passaggio dipende da persone esterne. I family office che esistono davvero non comprano asset. Creano configurazioni. I club deal veri non cercano adesioni. Selezionano strutture.
CLUB DEAL TRA FAMIGLIE: COME FUNZIONANO E PERCHÉ CONVIENE
Il club deal non è un’opzione. È un contesto. Chi ha struttura entra e partecipa. Chi non ce l’ha, osserva. I capitali non bastano. Ciò che viene valutato è la configurazione patrimoniale, la credibilità di chi la governa, la trasparenza delle regole interne. Nessuno condivide accesso, visibilità, leve operative con soggetti che non possono garantire affidabilità nei passaggi critici. Chi arriva con una holding opaca, partecipazioni miste o deleghe non scritte viene incluso solo formalmente. Partecipa, ma non decide. E chi non decide, in queste operazioni, perde rilevanza al primo round.
Il punto non è il rendimento. Il punto è il comando. Un club deal vero si costruisce attorno a un veicolo tecnico, guidato da una policy condivisa, fiscalmente coerente, con regole documentate. Le famiglie che lo promuovono hanno già definito limiti, poteri, exit. Sanno chi firma, chi blocca, chi gestisce. Chi entra da fuori, con una struttura rigida o confusa, non può far valere nulla. Le condizioni le dettano gli altri. E in un contesto dove ogni operazione dura anni, chi non ha margine di controllo all’inizio è destinato a subire fino alla fine.
Molti imprenditori credono di poter accedere a queste operazioni perché hanno patrimonio. Ma vengono tagliati fuori al primo scambio. I deal davvero selettivi si costruiscono con famiglie che hanno già un impianto blindato. Nessuno vuole rischi di contenzioso, discrezionalità familiari o intestazioni ibride. E chi ha davvero una struttura, non espone nulla. Entra con una quota precisa, firma per ciò che è previsto, protegge tutto il resto. La selezione oggi è discreta, ma definitiva. O arrivi con una regia, o vieni trattato come ospite. E agli ospiti non viene chiesto nulla che conti.
LE STRADE PIÙ BATTUTE DAI FAMILY OFFICE: SETTORI E METODI
Chi ha una regia patrimoniale vera non investe per cogliere occasioni. Costruisce posizionamento. Ogni operazione è il riflesso di una strategia già formalizzata: settori compatibili, leva disponibile, soglie operative e schemi di disimpegno. Consumer, industriale, tecnologia applicata: non sono tendenze, sono contesti chiusi, riservati a chi ha già struttura. Le famiglie senza regole non accedono, anche se hanno capitale. Quelle con un family office attivo ragionano su compatibilità patrimoniale. Il settore è solo il campo. La struttura determina se puoi giocarci o no.
Un family office imprenditoriale opera con una linea guida interna che precede ogni deal. Decide su base fiscale, successoria e operativa. Stabilisce chi può entrare, quali asset sono attivabili, quando è prevista l’uscita. Chi arriva senza questo impianto si muove in base a input esterni. Gli viene chiesto capitale, non visione. E alla prima divergenza, perde margine. Chi invece entra con criteri patrimoniali codificati — anche in minoranza — ottiene diritti, non solo quote. Non subisce le scelte: le negozia. E ogni margine oggi si conquista a monte, prima ancora della firma.
Chi ha struttura entra, ragiona, decide. Chi non ce l’ha, interpreta, spera, si adatta. Non è una differenza formale. È il punto di frattura tra chi può strutturare deal e chi può solo aggregarsi. Il rischio non è perdere rendimento. Il rischio è costruire un patrimonio visibile ma inaccessibile. Le famiglie che non ordinano il proprio assetto oggi, domani si troveranno in una posizione irrilevante: capitali senza leva, figli senza potere, operazioni senza comando. E a quel punto non sarà più questione di cosa investire. Sarà questione di chi guida — e chi no.
COME SI COSTRUISCE UN FAMILY OFFICE O UN CLUB DEAL: I PASSAGGI PRATICI
Le famiglie che governano davvero il proprio patrimonio non iniziano da veicoli. Iniziano dal comando. Chi può decidere. Chi può bloccare. Cosa resta fuori. Cosa può essere attivato. Ogni struttura nasce così: da una linea interna che esiste prima di ogni operazione. Non ci sono intestazioni spontanee, firme distribuite, equilibri familiari incerti. La struttura non protegge perché contiene. Protegge perché sa distinguere. E chi non ha ancora scritto le proprie regole interne, oggi è esposto. Domani è escluso.
Il club deal è solo una conseguenza. Non è una scelta, è un filtro. Quando una famiglia entra in un’operazione con altri soggetti patrimoniali, non viene misurata sul capitale. Viene misurata sulla struttura. Holding separata. Governance leggibile. Leva attivabile. Regole documentate. Se manca anche uno di questi elementi, si partecipa per cortesia, non per diritto. E chi partecipa senza potere, in queste operazioni, viene neutralizzato. Accede, ma non conta. Firma, ma non guida. E in molte famiglie, questo passaggio avviene senza che nessuno se ne accorga.
Chi oggi vuole essere in grado di investire, trasmettere, proteggere e muovere davvero, deve costruire un impianto tecnico in grado di reggere tutto. Anche l’assenza, anche la pressione, anche la successione. Senza questa base, ogni partecipazione futura sarà vulnerabile. Ogni bene intestato sarà solo formalmente al sicuro. Ogni operazione di club sarà una concessione, mai una leva. Il vero nodo non è costruire un family office. È farlo prima che qualcun altro, dentro o fuori la famiglia, decida al tuo posto. E quando succede, è troppo tardi per correggere.
Il comando patrimoniale non è un’intenzione, ma una struttura formalizzata. I family office reali funzionano solo se esiste un impianto scritto, giuridicamente valido e opponibile, che consente di agire senza intermediazioni inutili. Una holding familiare, se configurata con logica tecnica, non è un contenitore, ma un centro di regia dotato di deleghe blindate, poteri bilanciati, assetti trasmissibili. Una Società Semplice patrimoniale, se predisposta con criterio, permette di isolare immobili e partecipazioni, proteggere da creditori, gestire in continuità e trasmettere senza esposizioni future. Non basta intestare. Serve documentare il perimetro delle decisioni.
Molti imprenditori credono di essere strutturati perché dispongono di veicoli societari o fiduciari. Ma ogni leva priva di scrittura è revocabile. Ogni comando non formalizzato è vulnerabile. La differenza non sta nella presenza di una società, ma nella sua funzione giuridica. Una holding con deleghe illimitate può generare conflitti. Una Società Semplice senza veto, prelazione o patto di destinazione è solo una scatola vuota. La regia, per esistere, deve essere scritta. E non una volta sola: va verificata, aggiornata, tradotta in clausole valide anche in assenza del fondatore.
Chi ha già definito ruoli, regole, assetti successori e limiti di discrezionalità può operare, trasmettere, difendere. Chi non lo ha fatto, delega inconsapevolmente a chi verrà dopo o a chi detiene il potere di bloccare. Ogni asset importante va separato. Ogni potere decisionale va documentato. Ogni famiglia che intende entrare in un club deal, proteggere davvero un patrimonio o garantire la trasmissibilità senza rischi deve partire da qui: dalla regia formalizzata. Non serve complessità. Serve architettura. E ogni architettura patrimoniale inizia da una scrittura che vale.
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CONCLUSIONI: REGIA PATRIMONIALE O ESCLUSIONE DEFINITIVA
Chi possiede un patrimonio oggi non ha più margine per strutture informali. Le operazioni che contano – club deal, trasmissione blindata, holding operative – escludono chi arriva con deleghe vuote, firme distribuite, quote indistinte. Nessuno ammette un soggetto privo di regia. Nessuno trasmette davvero senza un perimetro scritto. La questione non è se si possieda abbastanza, ma se si è già in grado di proteggere, attivare, trasferire. Il family office reale non è un servizio: è un impianto interno, documentato, che consente a una famiglia di agire senza terzi. Chi lo ha, partecipa. Chi non lo ha, attende.
Il punto non è anticipare il futuro. È non farsi trovare impreparati. Perché le operazioni selettive non attendono nessuno. Entrano solo le famiglie che hanno già deciso da chi deve partire ogni comando. E ogni comando valido oggi si scrive, si struttura, si oppone. Le altre restano fuori. Non per mancanza di capitale. Per mancanza di architettura.
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