HOLDING FAMILIARE: STRUTTURA, CONTROLLO E TASSAZIONE (PEX, DIVIDENDI 95%)

liquidazione della quota del socio

Data
20.05.2025

Autore
Matteo Rinaldi

Holding Familiare: come strutturare una regia che centralizza proprietà, poteri e fiscalità, isola i rischi e garantisce continuità anche nel passaggio generazionale. Conferimenti in neutralità fiscale, PEX, consolidato, veto rafforzato, deleghe revocabili e segregazione multilivello rendono il gruppo stabile, protetto e governabile. Una Holding progettata correttamente preserva patrimonio, controllo e strategia per decenni.

COS’È UNA HOLDING FAMILIARE E COME FUNZIONA

L’assenza di una struttura centralizzata rende vulnerabile qualsiasi patrimonio familiare, soprattutto quando più società operative vengono affidate ai figli con ampia autonomia e senza un coordinamento superiore. In questi contesti anche gruppi solidi perdono coerenza: i poteri si frammentano, l’esposizione personale aumenta, i conflitti interni si amplificano e il controllo su fiscalità, governance e strategia diventa instabile.

La semplice intestazione delle quote, l’apertura di una SRL immobiliare o la gestione diretta da parte dei figli non garantiscono un reale isolamento dei rischi. Senza una regia unitaria il gruppo si trasforma in un sistema reattivo, dove ogni scelta rilevante dipende dalla volontà del singolo amministratore e non da una linea comune.

In questo scenario la Holding di Famiglia non è un elemento accessorio, ma l’architettura che introduce ordine nel patrimonio, stabilità nei poteri e coerenza nei flussi finanziari. Una Holding progettata con rigore non è un contenitore formale: è un centro decisionale che accorpa proprietà, direzione e controllo in un unico vertice, rendendo possibili risultati che una gestione frammentata non può assicurare.

Capire come funziona una Holding familiare significa comprendere come si costruisce continuità, come si isolano i rischi e come si mantiene il comando lungo l’intero ciclo di vita del gruppo, compreso il passaggio generazionale. Il controllo non si presume: si progetta.

Questa analisi approfondisce i pilastri della Holding di Famiglia — vantaggi concreti, costi reali, clausole statutarie critiche e tempi di costituzione — con un approccio operativo per gruppi che devono garantire stabilità, protezione e continuità della direzione.


COME FUNZIONA UNA HOLDING FAMILIARE (IN PRATICA)

Una Holding di Famiglia funziona solo se progettata come un centro di comando, non come una SRL aggiuntiva. La sua funzione non è contenere beni, ma coordinare patrimonio, governance e fiscalità all’interno di una struttura che produce ordine e continuità.

1. Accentramento della proprietà
Il patrimonio — partecipazioni, immobili, asset strategici — viene collocato in Holding tramite conferimento in neutralità fiscale (art. 177, co. 2 TUIR). Questo passaggio non serve a “spostare” beni, ma a ricomporre la mappa del gruppo sotto un unico vertice, eliminando sovrapposizioni, ambiguità proprietarie e rischi personali.

2. Separazione tra proprietà e gestione
Il vertice mantiene il potere strategico; le operative gestiscono l’ordinario tramite deleghe definite e revocabili. Gli amministratori non determinano la direzione: la eseguono. Il fondatore conserva il controllo perché statuto e deleghe distinguono nettamente chi possiede il patrimonio da chi opera sulle singole società.

3. Regia unificata dei flussi e delle decisioni strategiche
Le operative mantengono autonomia quotidiana, ma le scelte che incidono sul sistema — investimenti, prelievi di utili, operazioni straordinarie, esposizione al rischio — vengono deliberate dalla Holding. Questo previene derive decisionali, scostamenti dai piani, comportamenti divergenti dei figli e gestioni scollegate.

Una Holding così costruita governa il ciclo societario e patrimoniale in modo coerente: definisce la strategia, approva i bilanci, coordina i flussi e isola i rischi mantenendo continuità direzionale anche quando cambiano ruoli o generazioni.


VANTAGGI DELLA HOLDING FAMILIARE (PERCHÉ VALE LA PENA)

Una Holding di Famiglia vale la pena non perché “fa risparmiare tasse”, ma perché introduce ordine, gerarchia e prevedibilità in un contesto che altrimenti rimane esposto a frammentazione, rischi personali e decisioni non coordinate. Il beneficio reale non è la presenza di una SRL in più, ma la trasformazione del gruppo in un sistema coerente, dove patrimonio, poteri e flussi finanziari seguono una logica unitaria e opponibile.

I vantaggi concreti sono cinque:

1. Protezione patrimoniale multilivello: Ogni asset viene collocato nel contenitore corretto — immobiliare, operativo o patrimoniale — con un perimetro di rischio separato. La Holding rende la struttura leggibile, ordinata e difendibile verso l’esterno, impedendo commistioni pericolose.

2. Controllo strategico unitario: Le decisioni che incidono sul gruppo (investimenti, liquidità, operazioni straordinarie) non dipendono più dai singoli amministratori, ma da un vertice unico. La Holding stabilisce la direzione; le operative la attuano.

3. Fiscalità strutturale, non episodica: I regimi degli artt. 89 e 87 TUIR diventano leve stabili: utili e plusvalenze confluiscono in Holding e possono essere impiegati in modo più efficiente rispetto alla detenzione personale. La fiscalità smette di essere un problema e diventa un acceleratore.

4. Accesso semplificato alle operazioni straordinarie: Scissioni, razionalizzazioni, buy-back, cessioni di rami d’azienda e riassetti diventano fluide, perché il patrimonio è centralizzato e la governance è unica. La struttura reagisce velocemente senza generare impatti disordinati.

5. Continuità direzionale nel passaggio generazionale: Regole chiare impediscono dispersioni, blocchi assembleari e conflitti tra rami. La linea di comando rimane integra anche quando cambia la generazione.

Il valore non risiede nell’atto costitutivo, ma nella qualità dell’architettura. Una Holding progettata correttamente stabilizza il gruppo, rende prevedibili i flussi, isola i rischi e trasforma un insieme di società autonome in un organismo coerente, solido e tecnicamente governabile.


COSTI DI UNA HOLDING FAMILIARE: QUALI SONO E COME VALUTARLI

Costituire una Holding di Famiglia non equivale ad aprire una SRL. Una SRL è un contenitore amministrativo; una Holding rappresenta invece un sistema di governo pensato per sostenere immobili, partecipazioni, flussi finanziari, successione e rapporti familiari. Non basta un adempimento formale: serve un’architettura stabile.

La prima voce di costo riguarda la progettazione dello statuto. Un modello standard non funziona: occorrono veto rafforzato, prelazioni opponibili, divieti di cessione, limiti successori, disciplina della direzione e coordinamento e protocolli di revoca immediata delle deleghe. In queste clausole si definisce la tenuta del comando e la capacità dell’assetto di resistere a pressioni interne.

Segue il costo relativo al perimetro di conferimento. Non è una semplice attività di “spostamento”, ma una scelta strategica: cosa accorpare, cosa isolare, cosa collocare in società settoriali. Una mappatura errata genera imposte inattese ed esposizioni indesiderate; una mappatura corretta crea un perimetro opponibile, ordinato e sostenibile.

Un’altra componente di spesa riguarda atti notarili, perizie e ricostruzione tecnica del patrimonio. I conferimenti ex art. 177, co. 2, TUIR garantiscono neutralità fiscale, ma richiedono una narrativa patrimoniale coerente e verificabile. Non ci si limita a trasferire quote: si ricodifica l’intero sistema dentro una regia superiore.

Infine entra in gioco la progettazione dei flussi fiscali e finanziari. Senza politiche di cash-extraction, regole di tesoreria e criteri di reinvestimento, la Holding rimane vuota. Con una regia coerente diventa invece un asse portante: riduce imposte, isola rischi, stabilizza scelte strategiche e crea continuità.

L’aspetto determinante, tuttavia, sfugge a qualsiasi preventivo: coerenza dell’architettura. Una Holding economica è fragile; una Holding ingegnerizzata genera protezione, ordine e vantaggio competitivo. La domanda corretta non è «quanto costa costituirla?», ma «quanto costa non averla?».


TASSAZIONE DELLA HOLDING DI FAMIGLIA

La tassazione della Holding di Famiglia rappresenta una leva strutturale: consente di concentrare utili e plusvalenze in un soggetto fiscalmente più efficiente rispetto alla persona fisica. Il TUIR prevede due vantaggi determinanti:

– esclusione del 95% dei dividendi da imposizione (art. 89 TUIR);
– plusvalenze qualificate tassate sul 5% in regime PEX (art. 87 TUIR), con un prelievo effettivo attorno all’1,2%.

Questa differenza tra tassazione societaria e personale consente di trattenere capitale all’interno del gruppo, evitando dispersioni e rendendo sostenibili operazioni straordinarie, investimenti e riassetti.

Il conferimento del patrimonio in Holding avviene in neutralità fiscale ai sensi dell’art. 177, co. 2, TUIR. Partecipazioni, immobili e asset strategici vengono ricomposti senza generare plusvalenze, creando il punto di nascita della regia fiscale e patrimoniale del gruppo.

In questo quadro la Holding agisce come centro di coordinamento fiscale:

– incassa dividendi con esenzione al 95%;
– può cedere partecipazioni con carico reale prossimo all’1,2%;
– gestisce cash extraction indiretta senza impatto immediato sulla persona fisica;
– uniforma i flussi infragruppo, rendendoli coerenti con governance e risk management;
– impedisce che le singole SRL producano tassazioni disordinate o incoerenti.

La convenienza non deriva dalla sola presenza della Holding, bensì dall’architettura complessiva. Statuto, perimetro di conferimento, flussi e presidi di controllo determinano l’efficacia del modello. Una struttura debole si limita a incassare utili; una struttura ingegnerizzata diventa un moltiplicatore fiscale e patrimoniale, capace di rafforzare il gruppo e creare margini decisionali impossibili a livello personale.


CONTROLLO STRATEGICO E VETO RAFFORZATO NELLA HOLDING FAMILIARE

Il modello di governo più solido è la Holding SRL unipersonale: il fondatore detiene l’intero capitale e concentra in un’unica regia gli asset immobiliari, le partecipazioni operative e le società patrimoniali. Questa scelta determina una separazione effettiva dei patrimoni e impedisce ingressi non autorizzati.

Tuttavia, la titolarità del capitale non basta. Il comando deriva da uno statuto costruito come meccanismo di controllo, che incorpora presidi tecnici indispensabili:

– incedibilità delle quote salvo approvazione formale;
– veto rafforzato su operazioni strategiche, investimenti, distribuzioni e operazioni straordinarie;
– prelazione opponibile ai terzi con criteri di valutazione predeterminati;
– revoca immediata delle deleghe operative in caso di scostamento dalle direttive centrali;
– divieto di garanzie incrociate tra società del gruppo;
– disciplina unitaria della direzione e coordinamento ai sensi dell’art. 2497 c.c.

In questo assetto l’operatività dei figli o dei manager deriva esclusivamente da deleghe revocabili. Non agiscono grazie alla titolarità del capitale, ma per mandato. Di conseguenza eseguono la strategia, non la definiscono. L’autonomia delle operative riguarda l’attività quotidiana; ogni scelta che modifica flussi, rischi o assetti patrimoniali richiede l’autorizzazione del vertice.

La governance stabilisce inoltre limiti di esposizione, criteri di reinvestimento, politiche dei dividendi e regole finanziarie interne. Le controllate non possono distribuire utili, assumere garanzie o compiere operazioni straordinarie senza il visto della Holding, evitando derive decisionali e comportamenti divergenti.

Ne risulta un controllo strategico stabile e ripetibile: patrimoni separati, rischi isolati, poteri coordinati. È l’architettura che preserva ordine, disciplina e continuità anche nelle fasi generazionali più delicate.


CONTROLLO ASSOLUTO NELLO STATUTO DELLA HOLDING FAMILIARE

La stabilità di un gruppo familiare dipende dalla qualità dell’architettura di comando. Uno statuto generico apre la strada a pressioni interne, blocchi assembleari e conflitti generazionali; uno statuto progettato con precisione rende il controllo non aggirabile e preserva l’equilibrio dell’intero sistema.

Nel modello avanzato il veto rafforzato copre tutte le decisioni che incidono sulla struttura del gruppo: modifiche statutarie, operazioni sulle partecipazioni, fusioni, scissioni, cessioni, distribuzioni, nomine e revoche degli amministratori. Il fondatore esercita questo potere come unico socio della Holding; la Holding lo applica sulle controllate in quanto proprietaria totalitaria, ai sensi degli artt. 2479-ter e 2497 c.c.

La gestione operativa di figli o manager è distinta in modo netto dalla proprietà. Le deleghe sono definite, circoscritte e revocabili in ogni momento. In caso di scostamento dalla linea strategica, statuto e contratti prevedono la cessazione automatica dell’incarico. La rappresentanza assembleare resta centralizzata, in coerenza con l’art. 2471-bis c.c., così da evitare coalizioni interne e pressioni parallele.

Il controllo assoluto non si esaurisce nella fase in vita del fondatore. Lo statuto integra presidi successori che mantengono unito il capitale e impediscono dispersioni:

– indivisibilità delle quote per un periodo post mortem;
– divieto di cessione a estranei o coniugi;
– prelazione obbligatoria con criteri di conguaglio predeterminati;
– equilibrio tra rami familiari fissato in sede genetica.

Questi meccanismi bloccano ingressi indesiderati, squilibri tra eredi e perdita di comando. Il fondatore non è un amministratore tra gli altri: è la fonte del potere. Le sue prerogative sono definite in origine e non possono essere modificate senza il suo consenso.

La forza di una Holding Familiare non risiede nella forma giuridica, ma nella qualità dello statuto. Ogni clausola è un presidio; ogni omissione è un punto di vulnerabilità. Un impianto debole cede alla prima tensione; un impianto costruito con rigore regge crisi, successioni e conflitti mantenendo stabile la direzione del gruppo.


PROTEZIONE PATRIMONIALE E ISOLAMENTO DEI RISCHI

La protezione patrimoniale non nasce dalla distribuzione dei beni né dall’intestazione diretta a persone fisiche. Diventa reale solo quando la struttura del gruppo separa in modo effettivo i rischi, rendendo ogni asset impermeabile rispetto agli altri. Una Holding progettata con criteri tecnici realizza questa separazione, perché trasforma varie società in un sistema ordinato, in cui ogni contenitore ha un ruolo definito e un perimetro autonomo.

Per ottenere tale risultato serve una segregazione multilivello, capace di impedire propagazioni di rischio e sovrapposizioni pericolose. L’architettura più robusta si fonda su tre blocchi, ciascuno con una funzione precisa:

– SRL immobiliare che accorpa gli immobili e li isola da qualsiasi esposizione commerciale, grazie a vincoli di incedibilità e divieti di garanzie infragruppo;
– società beni strategici, destinata ad asset di pregio, mantenuti in un perimetro sterile e privo di attività operative, quindi inattaccabile in caso di contenziosi;
– SRL operativa che concentra intenzionalmente il rischio d’impresa e rimane asset-light, evitando di trascinare beni sensibili in caso di crisi.

La separazione formale, tuttavia, non basta. La legge (art. 2740 c.c.) richiede una distinzione sostanziale, verificabile e coerente nel tempo. Per rispettare questo standard servono clausole statutarie puntuali, progettate per bloccare accessi indesiderati e garantire stabilità:

– incedibilità delle partecipazioni;
– criteri di valutazione oggettivi per eventuali ingressi interni;
– recesso ammesso solo in ipotesi tassative;
– esclusione permanente di soggetti esterni, inclusi coniugi ed eredi collaterali.

Quando questi presidi sono attivi, gli effetti risultano immediatamente visibili. I creditori personali di un ramo familiare non possono raggiungere gli immobili. Gli asset strategici rimangono fuori da qualsiasi circuito commerciale. Le crisi operative non contaminano le società patrimoniali. Nessun figlio può impegnare beni del gruppo o concedere garanzie senza autorizzazione. Inoltre, ogni uscita rilevante di liquidità resta vincolata alla decisione del vertice.

La tenuta dell’intero impianto non dipende dal numero delle società, ma dalla coerenza del disegno: isolamento dei rischi, disciplina dei poteri e precisione tecnica dello statuto. Quando questi elementi lavorano insieme, la struttura assorbe shock legali, pressioni fiscali, tensioni bancarie e conflitti familiari senza perdere stabilità.

La differenza con un gruppo frammentato è immediata. Il primo regge solo finché tutto procede bene; la Holding progettata continua a funzionare anche quando arriva la turbolenza.



OTTIMIZZAZIONE FISCALE E CONSOLIDATO DI GRUPPO

L’efficienza fiscale di un gruppo familiare non deriva dalla somma dei risultati delle singole società, ma da una regia che coordina utili, perdite, accantonamenti e operazioni straordinarie. Con la Holding questa regia diventa stabile e continua: il vertice non introduce nuovo prelievo, bensì ridisegna il comportamento fiscale complessivo, ottenendo effetti impossibili da replicare quando ogni società agisce isolatamente.

In questo contesto il consolidato fiscale nazionale (artt. 117 ss. TUIR) permette di determinare una base imponibile unitaria, compensando in modo automatico redditi positivi e negativi delle controllate. Il risultato è duplice: eliminazione delle dispersioni e forte riduzione della volatilità. Nei gruppi con risultati operativi disomogenei, il meccanismo neutralizza sbilanciamenti che altrimenti genererebbero costi inutili.

Parallelamente la Holding assume la funzione di centro di pianificazione finanziaria. Oltre a ricevere utili, coordina flussi di cassa, fabbisogni e accantonamenti, imponendo regole di tesoreria interna che evitano sovraindebitamenti locali, doppi finanziamenti e inefficienze nel capitale circolante. Di conseguenza la liquidità prodotta dalle operative può finanziare investimenti in altre società del gruppo senza ricorrere a debito esterno e senza creare commistioni patrimoniali.

Sul piano strategico la Holding accorpa la gestione delle riserve, dei fondi rischi e degli strumenti di copertura. Ciò che nelle singole società ha impatto limitato diventa una leva in grado di sostenere contenziosi, operazioni straordinarie, iniziative ad alto rendimento e oscillazioni cicliche. La centralizzazione aumenta la resilienza e consente interventi rapidi e coordinati.

Un ulteriore beneficio riguarda la gestione delle dismissioni. La Holding può programmare cessioni e riassetti in un contesto fiscalmente neutrale, utilizzando i benefici del TUIR non per abbassare artificialmente l’imposta, ma per massimizzare l’efficienza del reinvestimento. In assenza di una regia centrale ogni dismissione produrrebbe effetti frammentati, con imposte, tempi e destinazioni della liquidità scollegate tra loro.

Il confronto finale è netto:

– senza Holding, ogni società rimane un’isola fiscale che paga imposte per sé;
– con la Holding, il gruppo agisce come un unico organismo fiscale, pur mantenendo la piena separazione giuridica dei patrimoni.

L’ottimizzazione non nasce da un’aliquota inferiore, ma dalla capacità di governare l’intero ciclo fiscale in modo unitario, programmato e tecnicamente coerente.


PASSAGGIO GENERAZIONALE: COME MANTENERE IL CONTROLLO DOPO LA SUCCESSIONE

La stabilità del gruppo non può dipendere dall’esito della successione. Nei sistemi familiari, infatti, il rischio concreto non è il semplice trasferimento delle quote, ma la dispersione della direzione strategica tra eredi con visioni, competenze o interessi non allineati. Per evitare questa deriva, la Holding deve essere costruita affinché la linea di comando definita dal fondatore continui a valere anche dopo il decesso, senza ricorrere a trust esteri o strumenti estranei alla logica societaria italiana.

Per raggiungere questo risultato diventa essenziale preservare l’unità del capitale. Le quote rimangono indivise per un periodo determinato e la funzione di controllo viene attribuita a un Comitato fiduciario di sorveglianza, organo statutario che entra in azione immediatamente all’apertura della successione. Tale organismo, dotato di veto rafforzato sulle decisioni straordinarie, è composto da tre figure con ruoli distinti:

– professionista esterno super partes;
– rappresentante della famiglia;
– fiduciario scelto dal fondatore in vita.

Gli amministratori nominati dagli eredi non definiscono la strategia: si limitano ad attuarla. Il loro mandato è vincolato e la revoca scatta automaticamente in presenza di scostamenti dalle direttive centrali o di condotte che possano compromettere la stabilità del gruppo. Inoltre, qualsiasi intervento che incida sull’assetto — modifiche statutarie, riorganizzazioni, dismissioni o movimenti sulle partecipazioni — richiede quorum elevati o, nei casi più sensibili, unanimità.

Accanto al Comitato opera una figura chiave: l’advisor esterno istituzionalizzato nello statuto. La sua funzione non è consuetudinaria, ma permanente. Interviene nelle situazioni di conflitto, verifica la coerenza delle scelte e protegge la visione originaria del fondatore, assicurando continuità tecnica e neutralità anche nei momenti più critici.

Parallelamente, la successione amministrativa viene programmata in vita. Un regolamento con data certa disciplina criteri di nomina, rotazione, incompatibilità e cause di esclusione, così da impedire interpretazioni discrezionali o manovre opportunistiche dopo il decesso. Ne deriva un impianto capace di mantenere la direzione strategica anche quando la struttura familiare attraversa fasi particolarmente delicate.


HOLDING FAMILIARE SENZA EREDI: REGIA FIDUCIARIA E CONTROLLO PROFESSIONALE

La continuità del comando non richiede la presenza di figli. In molti casi il fondatore non intende trasferire automaticamente la direzione a chi erediterà il patrimonio; in altri non esiste una discendenza diretta. La Holding consente di separare in modo definitivo la successione economica dalla successione nella regia strategica, garantendo stabilità anche in scenari complessi.

Quando mancano eredi diretti, la gestione post mortem può essere affidata a fiduciari professionali scelti in vita. Lo statuto definisce ruolo, limiti e durata del loro mandato, evitando discrezionalità o interferenze collegate al testamento. La direzione non si eredita: viene programmata. Gli accordi fiduciari, con data certa e allegati allo statuto o al regolamento interno, risultano opponibili ai terzi e vincolano la governance futura.

Accanto ai fiduciari professionali può operare un Comitato fiduciario indipendente, composto da collaboratori storici, manager chiave o advisor di fiducia. I fiduciari non partecipano alla proprietà; esercitano una regia strategica separata dalla titolarità economica, mantenendo coerenza e continuità rispetto alla visione originaria.

La trasparenza del modello è garantita da presidi puntuali:

– clausole statutarie inderogabili;
– rendicontazioni periodiche obbligatorie;
– regolamento fiduciario con data certa;
– criteri oggettivi per la selezione dei successori.

Parallelamente l’architettura elimina ogni possibile accesso indesiderato:

– trasferimenti verso coniugi o parenti non designati bloccati in origine;
– cessioni consentite solo entro perimetri predeterminati;
– rami collaterali privi di poteri di interferenza;
– struttura di governance che resta invariata anche in caso di destinazione del patrimonio a enti, fondazioni o terzi qualificati.

Con questa impostazione restano intatti valore, strategia e continuità della regia anche dopo la morte del fondatore. Non servono trust esteri o soluzioni artificiose: è sufficiente un impianto societario chiaro, costruito in vita e affidato a soggetti in grado di rispettarne la logica.


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CONCLUSIONI OPERATIVE: COME BLINDARE UNA HOLDING FAMILIARE

Una Holding Familiare realmente efficace non nasce da un atto standard. Richiede progettazione tecnica, clausole modellate sul gruppo e un’architettura in grado di anticipare rischi, conflitti e scenari successori. La solidità non dipende dalla sigla “SRL”, ma dalla presenza di poteri vincolati, presidi di veto, limiti inderogabili e un sistema di controllo che rimane stabile anche sotto pressione. Ogni errore statutario diventa una vulnerabilità permanente.

Per costruire un impianto robusto serve un’analisi concreta: composizione familiare, natura degli asset, esposizione bancaria, dinamiche operative, flussi interni e traiettoria generazionale. Una regia tecnica specializzata può garantire deleghe revocabili senza contenziosi, veto opponibile ai terzi, procedure di ingresso e uscita controllate e criteri che permettono di sostituire un erede senza creare squilibri.

Parallelamente la struttura deve bloccare qualunque accesso indesiderato — coniugi, rami collaterali, soggetti non designati — e governare dividendi, riorganizzazioni, poteri degli amministratori e criteri di valutazione tramite clausole non manipolabili nel tempo. Una Holding blindata funziona perché ogni componente è progettato per resistere: statuto, governance, successione, isolamento dei rischi e flussi patrimoniali.

Il risultato è sempre lo stesso: continuità direzionale, protezione della regia e salvaguardia del patrimonio per decenni.


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