TUTELA DEL PATRIMONIO
La protezione patrimoniale richiede una gestione strutturata e opponibile, per isolare i beni dai rischi e garantirne la continuità. Ogni architettura viene definita su base tecnica.
La tutela patrimoniale non è un’operazione formale né reversibile, ma una struttura tecnica da progettare prima che il rischio si manifesti. In contesti esposti, come quelli familiari con immobili, partecipazioni o asset ereditabili, non bastano soluzioni dichiarative o schemi replicati. Ogni impianto di protezione deve tener conto della posizione giuridica del titolare, della disponibilità materiale dei beni e del loro destino nel tempo.
L’efficacia di una strategia non dipende dalla complessità degli strumenti, ma dalla coerenza dell’intero impianto. Le soluzioni devono garantire isolamento effettivo, controllo operativo e trasferibilità ordinata verso eredi o beneficiari. A questo scopo si impiegano strumenti come società semplici patrimoniali, holding familiari, trust autodichiarati, atti di destinazione e mandati fiduciari. Tutto deve essere coordinato in modo opponibile, formalizzato e non riconducibile alla disponibilità dell’esposto.
Queste strutture non sono teoriche. Sono oggi al centro dell’attenzione anche della stampa nazionale. La Repubblica ha analizzato il ruolo della holding familiare nella pianificazione patrimoniale e l’efficacia della società semplice immobiliare nella gestione di beni esposti (leggi l’articolo).
L’intero disegno viene elaborato sotto la supervisione di Matteo Rinaldi, con un metodo centrato su tracciabilità, segregazione formale e continuità generazionale.
Ogni struttura di tutela richiede un’analisi iniziale precisa. Natura dei beni, assetti familiari, vincoli esistenti e obiettivi di trasmissione vanno tradotti in strumenti giuridici coerenti. La funzione è organizzativa prima che difensiva: proteggere il patrimonio significa garantirne disponibilità, controllo e continuità sotto regole valide e riconosciute.
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