DONARE IN VITA O ASPETTARE: STRATEGIE PER PROTEGGERE AZIENDE E IMMOBILI
Data
14.01.2024
Autore
Matteo Rinaldi
PERCHÉ LA SCELTA TRA DONAZIONE E SUCCESSIONE DECIDE IL FUTURO DEL PATRIMONIO
Ogni anno in Italia migliaia di successioni si trasformano in conflitti: immobili che restano indivisi per anni, aziende paralizzate, fratelli che finiscono in tribunale per decidere chi può amministrare o vendere.
Non è solo un problema legale: è una frattura che può compromettere rapporti familiari e distruggere valore d’impresa.
Il trasferimento del patrimonio è uno dei momenti più delicati per chi possiede aziende, immobili o partecipazioni societarie. Nel nostro Paese, dove gran parte delle imprese è a conduzione familiare e i beni sono spesso intestati a persone fisiche, il passaggio di proprietà segna il confine tra continuità e frammentazione.
Un contenzioso successorio può costare decine di migliaia di euro e bloccare per anni la possibilità di vendere o ristrutturare i beni. Non si tratta solo di quote societarie: anche la casa di famiglia, i conti correnti e gli immobili diventano terreno di conflitto se manca un piano chiaro.
Molti scelgono di rimandare, confidando che i figli si mettano d’accordo. Ma senza regole precise la successione si trasforma in un ostacolo: quote indivise, blocchi operativi, decisioni sospese. Così anni di lavoro e risparmi rischiano di andare dispersi.
Meglio donare in vita o aspettare la successione?
È la domanda che sempre più famiglie si pongono quando iniziano a pianificare il passaggio generazionale. La donazione consente di intervenire subito, assegnare i beni in modo equilibrato e introdurre regole di governance. La successione, invece, segue criteri rigidi fissati dalla legge e non tiene conto delle dinamiche aziendali o personali.
In questo articolo analizziamo differenze, vantaggi e rischi delle due strade e mostriamo, con un caso pratico, come una pianificazione anticipata possa trasformare un potenziale conflitto in una transizione ordinata e fiscalmente neutrale.
DONAZIONE IN VITA: COSA SIGNIFICA E COME SI FA
La donazione in vita è lo strumento più efficace per trasferire aziende, quote societarie e immobili in modo ordinato, senza aspettare che sia la legge a decidere. Permette di anticipare il passaggio generazionale e fissare da subito regole chiare, evitando la frammentazione delle quote e i blocchi tipici della successione legittima.
L’atto di donazione viene redatto dal notaio e può essere personalizzato con riserve di usufrutto, clausole di reversibilità o diritti particolari per il donante. Quando riguarda partecipazioni societarie, può essere accompagnato da un patto di famiglia, che assicura l’esenzione dall’imposta di donazione se sono rispettati i requisiti di legge (art. 3, comma 4-ter, D.Lgs. 346/1990).
Prima di procedere, è fondamentale cristallizzare il valore dei beni tramite una perizia giurata ex art. 2465 c.c., così da tutelare sia chi trasferisce sia chi riceve. In parallelo, lo statuto della società o un patto parasociale possono essere riscritti introducendo clausole di prelazione, quorum rafforzati e regole di governance: strumenti che distinguono chi lavora in azienda da chi è solo comproprietario.
💡 Esempio fiscale: il trasferimento di partecipazioni che conferiscono il controllo dell’impresa è esente da imposta di donazione, a condizione che i beneficiari mantengano il controllo per almeno cinque anni. Per altri beni si applicano franchigie e aliquote ordinarie, ma la pianificazione consente di modulare tempi e modalità, anche con donazioni progressive, sfruttando più volte le soglie di esenzione.
Una donazione fatta senza perizia aggiornata o senza coordinamento con lo statuto può essere impugnata dagli altri eredi o addirittura revocata per sopravvenienza di figli. È per questo che serve un progetto completo, che unisca profili civilistici, fiscali e societari.
Rispetto alla successione, la donazione ha un vantaggio decisivo: permette al fondatore di guidare il passaggio e di verificare subito l’efficacia delle regole di governance, anziché lasciare ai tribunali il compito di dirimere i conflitti dopo la sua scomparsa.
La successione legittima si apre quando non esiste un testamento o un atto di donazione che disciplini il passaggio del patrimonio. In questo caso la divisione segue le quote previste dal codice civile: coniuge, figli e ascendenti ricevono una quota minima inderogabile.
Sulla carta sembra un meccanismo equo, ma nella pratica può diventare una trappola. Le partecipazioni societarie finiscono in comproprietà tra più eredi: ogni decisione richiede il consenso di tutti, e basta un disaccordo per bloccare assemblee, nomine e operazioni straordinarie. Gli immobili entrano in comunione ereditaria e non possono essere venduti, ristrutturati o locati senza l’accordo unanime di tutti i coeredi.
Sul piano fiscale, la successione comporta l’applicazione dell’imposta di successione: per coniuge e figli il 4% sulla parte che eccede la franchigia di un milione di euro per beneficiario, con aliquote che salgono fino all’8% per parenti più lontani. A queste si aggiungono le imposte ipotecarie e catastali e le spese notarili.
⚠️ Rischio pratico: una successione complessa può restare aperta per anni. Nel frattempo l’impresa resta senza guida univoca, i beni immobili si svalutano e i rapporti familiari si logorano. In molti casi si arriva a vendite forzate per liquidare la quota di chi non vuole restare socio.
L’impatto non è solo economico ma anche emotivo: fratelli contrapposti, decisioni rinviate, perdita di fiducia tra i membri della famiglia.
La successione legittima rispetta la legge, ma non tiene conto delle esigenze dell’impresa né delle differenze di ruolo tra gli eredi. È la “soluzione automatica”, utile solo quando non vi è nulla da proteggere. Per chi ha un’azienda, immobili o partecipazioni, significa rinunciare a governare il futuro.
Chi pianifica oggi sceglie la continuità e riduce a zero il rischio di blocchi e conflitti. Chi aspetta lascia che siano tribunali e imposte a decidere, con effetti spesso irreversibili.
TABELLA COMPARATIVA: DONAZIONE IN VITA VS SUCCESSIONE LEGITTIMA
| Aspetto | Donazione in vita ✅ | Successione legittima ⚠️ |
|---|---|---|
| Tempistiche | Immediata – il passaggio avviene con atto notarile, i beni sono subito disponibili. | Lunga – mesi o anni per chiudere la comunione ereditaria, con rischio di stallo. |
| Controllo | Totale – il disponente sceglie oggi a chi e come assegnare i beni, con riserve e diritti particolari. | Limitato – divisione rigida secondo legge, senza considerare ruoli o esigenze operative. |
| Fiscalità | Ottimizzabile – esenzione per partecipazioni di controllo (art. 3, comma 4-ter, D.Lgs. 346/1990); franchigie sfruttabili anche con donazioni progressive. | Tassazione piena – imposta dal 4% all’8% sulla parte eccedente le franchigie, più imposte ipotecarie e catastali. |
| Governance | Personalizzabile – clausole di prelazione, quorum rafforzati, patti di famiglia. | Assente – ogni decisione richiede l’accordo unanime di tutti gli eredi. |
| Rischio di conflitto | Basso – accordo tra eredi raggiunto prima, sotto la regia del fondatore. | Alto – liti frequenti, rischio di cause e blocco operativo. |
| Impatto sull’impresa | Continuità – possibile nominare l’amministratore e definire i ruoli in vita. | Paralisi – decisioni sospese fino alla divisione, rischio di perdita di valore. |
PIANIFICAZIONE FISCALE AVANZATA: COME OTTIMIZZARE IL PASSAGGIO
Pianificare il passaggio generazionale non serve solo a evitare conflitti: significa ridurre al minimo l’impatto fiscale e trasformare un insieme di beni in un sistema ordinato e sostenibile.
Il primo strumento è il conferimento delle partecipazioni in una holding. Se strutturato nel rispetto dell’art. 177 TUIR, non genera plusvalenze imponibili e consente di trasferire aziende e immobili pagando imposte di registro, ipotecaria e catastale in misura fissa (200 € ciascuna), indipendentemente dal valore dei beni. Un vantaggio enorme per patrimoni di grande entità.
La donazione rappresenta il secondo passaggio chiave. Se riguarda partecipazioni che attribuiscono il controllo dell’impresa, è esente da imposta ai sensi dell’art. 3, comma 4-ter, D.Lgs. 346/1990, a condizione che i beneficiari mantengano il controllo per almeno cinque anni. Su patrimoni di milioni di euro, questo significa risparmiare centinaia di migliaia di euro rispetto a una successione lasciata al caso.
Un’ulteriore strategia è quella delle donazioni progressive: suddividere il trasferimento in più fasi per sfruttare ogni volta le franchigie di legge e modulare gradualmente il passaggio di potere.
La vera forza di una pianificazione avanzata non è solo fiscale: crea un assetto che resiste nel tempo, semplifica future cessioni di quote, evita blocchi operativi e protegge la liquidità dell’impresa. Ma perché funzioni, serve precisione assoluta: una perizia datata o una clausola errata possono far decadere l’esenzione e generare imposte inattese.
Come vedremo nel caso del Sig. Luigi, la combinazione di conferimento in holding, riscrittura degli statuti e donazione esente ha trasformato un patrimonio complesso in un sistema protetto e fiscalmente neutrale, garantendo continuità per la generazione successiva.
CASO PRATICO: COME METTERE IN SICUREZZA IL PATRIMONIO
Nel 2023 il Sig. Luigi, classe 1951 e fondatore di una storica impresa edile di Roma, ha deciso che era il momento di trasferire il patrimonio ai figli. Dopo aver consultato diversi professionisti nella sua città, è venuto a Milano per incontrarmi per una prima consulenza. Negli anni aveva costruito un patrimonio articolato: la maggioranza in alcune Srl operative, la totalità in una società immobiliare e partecipazioni di minoranza in altre aziende. Due dei tre figli erano attivi nell’impresa, mentre il terzo aveva scelto un percorso diverso.
La fotografia iniziale mostrava diversi rischi: in caso di successione legittima le quote sarebbero diventate indivise, rallentando ogni decisione strategica. Gli immobili, intestati personalmente, sarebbero entrati in comunione ereditaria, con il rischio di blocco su vendite e ristrutturazioni. Il Sig. Luigi temeva che anni di lavoro potessero trasformarsi in un conflitto familiare e in un patrimonio fermo per anni.
Dopo l’incarico, abbiamo ricostruito l’intero patrimonio e ottenuto una perizia giurata ex art. 2465 c.c. per fissare il valore delle partecipazioni. Abbiamo simulato il carico fiscale in caso di successione: imposta al 4% oltre la franchigia di un milione di euro per ciascun figlio, più imposte ipotecarie e catastali sugli immobili.
Il progetto ha richiesto un intervento complesso e coordinato: è stata costituita una holding di famiglia e sono state conferite le partecipazioni e gli immobili, operazione neutrale ai sensi dell’art. 177 TUIR, con imposte di registro, ipotecarie e catastali in misura fissa (200 € ciascuna). Gli statuti delle Srl sono stati riscritti e armonizzati, introducendo clausole di prelazione, gradimento e quorum rafforzati, oltre a un diritto particolare di voto ex art. 2468, comma 3, c.c. che ha consentito al fondatore di mantenere il ruolo di amministratore per altri cinque anni.
Con un unico atto di donazione le quote della holding sono state assegnate ai tre figli, calibrando le percentuali per rispettare i diversi ruoli. L’operazione è risultata esente da imposta di donazione ai sensi dell’art. 3, comma 4-ter, D.Lgs. 346/1990, in quanto le partecipazioni trasferite conferivano il controllo e i beneficiari si sono impegnati a mantenerlo per almeno cinque anni. Il risparmio fiscale rispetto a una successione legittima è stato significativo, evitando decine di migliaia di euro tra imposte e costi di divisione.
Quando il notaio ha letto l’atto, il Sig. Luigi ha avuto la certezza che l’azienda sarebbe rimasta nelle mani giuste e che gli immobili non sarebbero mai diventati motivo di scontro.
Questo risultato non è frutto di un atto standard: è il punto d’arrivo di un progetto su misura, durato quattro mesi, in cui ho coordinato perizia, riscrittura degli statuti, simulazioni fiscali e atto di donazione.
Oggi il gruppo dispone di un sistema ordinato, fiscalmente efficiente e con regole di governance chiare, capace di garantire continuità e protezione per la generazione successiva.
Per arrivare a un risultato come questo, il primo passo è un’analisi completa e multidisciplinare. Ricostruiamo il perimetro familiare e societario, valutiamo partecipazioni, immobili e immobilizzazioni, armonizziamo statuti e patti parasociali, simuliamo scenari fiscali e successori, analizziamo esposizioni bancarie, investimenti e liquidità. Solo dopo aver disegnato questa mappa è possibile costruire una vera roccaforte di protezione, su misura per la tua famiglia e per la tua impresa.
APPROFONDIMENTI
- Eredità e Successione: gestione strategica del patrimonio
- Riorganizzazione Patrimoniale Familiare: Caso Studio Reale
- Rischi Fiscali nei Bilanci delle Holding: errori e soluzioni
- Tassazione Cessione Partecipazioni: Norme e Plusvalenze
- Holding e Successione: Cosa insegna il caso Berlusconi
CONCLUSIONI: AGIRE O SUBIRE
Il trasferimento del patrimonio non è un atto da rimandare a “quando sarà il momento”: è una scelta strategica che decide il futuro dell’impresa e dell’equilibrio familiare. Pianificare significa prevenire conflitti, proteggere il valore accumulato e garantire continuità gestionale.
Come nel caso del Sig. Luigi, il risultato non nasce da un atto standard, ma da un progetto costruito passo dopo passo: perizia, statuti, simulazioni fiscali, donazione calibrata. Ogni famiglia ha una composizione unica — partecipazioni, immobili, rapporti tra soci, investimenti e liquidità — e richiede soluzioni su misura, mai preconfezionate.
Chi agisce oggi sceglie consapevolmente chi avrà cosa, stabilisce regole chiare e riduce a zero il rischio di blocchi e contenziosi. Chi rimanda lascia che siano tribunali e imposte a decidere, spesso con effetti irreversibili.
Il momento migliore per iniziare è quando si è lucidi e in grado di fissare le regole: solo così si costruisce una vera roccaforte di protezione per il patrimonio e per l’impresa di famiglia.
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